La lotta alla celiachia può arrivare dal glutine
È il risultato, quasi paradossale, di dieci anni di ricerca condotti in Italia per creare alimenti buoni e digeribili dai celiaci
Pubblicato il 07/02/2014Risale a circa dieci anni fa la scoperta, da parte dell'Istituto Superiore di Sanità, di un peptide protettivo nei confronti della malattia celiaca, contenuto all'interno di una particolare varietà di grano duro, l'Adamello. Da allora, i progressi della ricerca sono stati numerosi. Tanto che oggi si è giunti a un risultato che potrebbe cambiare la vita di tutti i celiaci, trovando finalmente una efficace lotta alla loro grave intolleranza al glutine. Finora, infatti, l'unico modo per evitare i sintomi della malattia è seguire una dieta completamente priva di questa proteina, contenuta nella maggior parte dei cereali, andando a seguire un'alimentazione particolarmente costosa nonché poco piacevole, poiché insipida e scarsamente nutritiva. Ma grazie a questa scoperta, sarà forse possibile ottenere finalmente degli alimenti più nutritivi.
Marco Silano, direttore del reparto "Alimentazione, nutrizione e salute" dell'Istituto Superiore di Sanità, ha illustrato i risultati di questa ricerca in una recente intervista concessa a WiseSociety. La scoperta, tutta italiana, potrebbe portare alla realizzazione di una cura per la celiachia utilizzando questo peptide protettivo che, sembra il colmo, è contenuto all'interno del grano duro - un cereale che i celiaci devono assolutamente evitare poiché contiene glutine. Tale peptide, ha spiegato Silano durante l'intervista, «è una sequenza di dieci aminoacidi identificati all’interno della gliadina, una delle proteine che compone il glutine che a sua volta è contenuto nel grano. Questa sequenza protettiva, che abbiamo chiamato 10mer, è in grado di inibire la risposta immunitaria che si scatena nei soggetti celiaci quando mangiano cibi contenti glutine; risposta che, come è noto, provoca infiammazione a livello della mucosa intestinale. Va sottolineato che la gliadina è contenuta nel glutine, una proteina composta da una lunga catena di aminoacidi, da 220 fino a 260, ha al proprio interno delle componenti che attivano i linfociti del celiaco al fine di distruggere quello che dal sistema immunitario è interpretato come una tossina. Al contempo, però, nella varietà di grano da noi studiata la stessa gliadina contiene al proprio interno questa sequenza di dieci aminoacidi che non solo non attiva il sistema immunitario del celiaco, ma contrasta addirittura l’azione delle componenti tossiche della proteina. È la cosa che mi ha sempre affascinato di più in questa ricerca: la soluzione del problema è nel problema stesso, la cura è cioè contenuta in quella stessa sostanza che scatena la patologia».
Insomma, la scoperta di questa sequenza protettiva non è una novità assoluta, ma l'aspetto più notevole è che sia stata scoperta una proteina contro la celiachia all'interno di un alimento vietato ai celiaci. «Il problema - ha aggiunto Silano - è che il peptide protettivo è espresso nel grano in concentrazioni basse rispetto ai peptidi tossici quindi così com’è non è efficace. Bisogna quindi andare ad aumentare l’espressione genica del peptide». Il che non significa creare un ogm, ha precisato il ricercatore, poiché la sequenza è presente naturalmente in questa varietà di grano chiamata Adamello. «Si tratta invece di sovraesprimere qualcosa che c’è già e che il nostro organismo è abituato ad assumere».
Ora il prossimo passo, spiega Silano, sarà quello di «incrociare tipologie di grani che consentiranno di fare esprimere maggiormente il 10mer; l’unica differenza rispetto all’evoluzione naturale è che in questo caso gli incroci saranno guidati e sarà quindi necessario operare in zone protette per evitare che avvengano incroci naturali non desiderati». Non ci sono ancora stime sulle tempistiche necessarie per riuscire a ottenere qualche risultato concreto. Ma gli obiettivi sono già ben chiari: «Non vogliamo ottenere un farmaco ma un cibo, che si troverà nei comuni supermercati allo stesso prezzo e con lo stesso gusto dell’equivalente che oggi i celiaci non possono mangiare. La modifica dell’espressione proteica del grano non avrà conseguenza sul gusto della pasta da esso ricavato, il che uniformerà la dieta dei celiaci a quella di tutti gli altri, con notevole miglioramento della loro qualità della vita».