Alimenti senza glutine, cambiano le regole: celiaci allarmati
Il prossimo 20 luglio entrerà in vigore il regolamento UE n. 609 che ridurrà i controlli negli alimenti destinati alla celiachia
Pubblicato il 14/01/2016Buone e cattive notizie per i celiaci con il nuovo regolamento europeo che disciplina la produzione di alimenti per intolleranti. A partire dal 20 luglio 2016, infatti, entrerà in vigore il regolamento UE n. 609 che introduce una sorta di deregolamentazione per gli "alimenti destinati a un'alimentazione particolare". Ma questa deregolamentazione, seppure in parte positiva, ha un aspetto che presenta qualche criticità.
La buona notizia per i celiaci è che a partire dal prossimo 20 luglio i prodotti a loro dedicati dovranno seguire delle regole molto più chiare rispetto a oggi. La notizia meno positiva è invece che questi alimenti, sempre a partire dal 20 luglio, saranno considerati alla stregua di quelli destinati a un consumo ordinario, con il rischio di essere meno controllati.
Ma andiamo con ordine. Al momento, in Italia, per realizzare prodotti alimentari per celiaci è indispensabile l’autorizzazione dal Ministero della Salute, che effettua dei controlli molto stringenti e che analizza addirittura l'etichetta per verificare che in questa sia chiaramente indicato che si tratta di un prodotto per celiaci. Questo avviene perché gli alimenti per celiaci fanno parte della categoria protetta degli ADAP, cioè degli "Alimenti destinati a un'alimentazione particolare".
Con il nuovo regolamento europeo, invece, chiunque tra qualche mese potrà produrre cibo per celiaci senza essere per forza assoggettato ai controlli preventivi del nostro ministero. Infatti, il regolamento in questione riduce gli ADAP a una generica categoria di alimenti.
Questa novità sta dividendo gli interessati: da una parte, l'industria alimentare gioisce parlando di semplificazione; dall’altra parte, invece, i celiaci si sentono abbandonati a loro stessi.
Per spiegare il motivo di questa divisione, proviamo a capire cosa cambierà davvero dal 20 luglio, iniziando da una domanda rimasta senza risposta: quanto glutine deve esserci nei prodotti dedicati, per esempio la pasta o il latte, perché si possa applicare sulla confezione la dicitura “senza glutine”? Il Ministero della Salute è intervenuto per chiarire alcuni dubbi: per essere etichettato “senza glutine”, un prodotto non potrà contenere oltre 20 ppm (parti per milione), vale a dire 20 milligrammi per ogni chilo di prodotto. In presenza della scritta “con contenuto di glutine molto basso”, la sostanza non deve invece superare i 100 mg/kg.
Evidentemente, per il ministero “senza glutine” non equivale a “zero glutine”. Di qui una semplice domanda: i celiaci possono nutrirsi ogni giorno con una sostanza a loro vietata? Secondo l’Istituto Superiore di Sanità sì, ma entro una soglia di sicurezza. La prova sta in uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, che fissa in 10 ppm al giorno la quota di glutine che il celiaco può ingerire senza che la mucosa intestinale venga danneggiata. Una soglia confortante, equivalente per esempio a 250-300 grammi di pasta “senza glutine”.
Ma se “senza glutine” non corrisponde a “zero glutine”, è anche perché misurare con precisione il livello di glutine degli alimenti è complicato anche per gli addetti ai lavori, oltre che assai costoso. Come dimostrano i prezzi dei prodotti senza glutine, chi li produce non lo fa certo per beneficenza, e dei controlli molto costosi imposti per legge rischierebbero di estromettere molte aziende dal mercato.
Discorso diverso per i prodotti “con contenuto di glutine molto basso”, cioè quelli che possono contenerne fino a 100 mg/kg: una soglia troppo elevata perché i celiaci possano mangiarli. Si tratta di alimenti, specie biscotti o cracker, per chi - pur non essendo celiaco - preferisce contenere l’assunzione di glutine. E come sappiamo, nonostante i nutrizionisti non la incoraggino, la dieta “gluten free” è oggi molto di moda. Ma questo non va affatto a vantaggio di chi è davvero celiaco, soprattutto con il nuovo regolamento europeo che entrerà in vigore tra qualche mese.
fonte: Dissapore