I negozi per celiaci denunciano le Asl: 'Siamo discriminati'
Ramaroli (Ainc): 'Troppi ritardi nel rimborso dei buoni e richieste di sconti inaccettabili'
Pubblicato il 15/12/2016I negozi specializzati in alimenti per celiaci sono in gravi difficoltà e fanno sentire la loro voce. In Italia sono circa 1200 e a rappresentarli è Fabio Ramaroli (nella foto), presidente dell'Associazione italiana negozi celiachia (Ainc), che denuncia la discriminazione subìta nel rimborso dei buoni Asl rispetto al canale farmaceutico.
Stanno fioccando, infatti, le denunce contro gli insopportabili ritardi nel saldo delle fatture presentate dai negozi alle Asl: «Ci sono alcune regioni in cui questa situazione è molto critica - tuona Ramaroli - come per esempio Marche, Friuli e Sardegna. Addirittura alcune Asl obbligano i negozi a riconoscere una percentuale di sconto in fattura fino al 10%, e questo è inaccettabile. Anzi, chiedere uno sconto su un buono emesso dal Ministero delle finanze è persino illegale. In Sardegna, su 35 negozi presenti sul territorio, 14 hanno dovuto chiudere proprio perché non riuscivano più a sopravvivere in queste condizioni».
Ma i problemi non finiscono qui: «Un'altra lacuna da risolvere riguarda il riconoscimento della nostra professionalità», aggiunge Ramaroli. «I negozi specializzati sono gestiti da professionisti e danno la possibilità a chi è affetto da celiachia di incontrare una persona preparata e coinvolta in questa patologia. Lo stesso non avviene invece in farmacia, dove molto raramente si trova un addetto che segue direttamente il corner dei prodotti senza glutine, né nella grande distribuzione organizzata, dove addirittura non si capisce quali prodotti sono erogabili e quali no e dove non esiste alcun tipo di assistenza ai clienti. Chiediamo al Ministero della salute di inserire l'obbligo, per farmacie e gdo, di un addetto specializzato che fornisca assistenza ai celiaci».
L'intervista integrale a Ramaroli è disponibile nel video qui di seguito.